Parte II, I protagonisti del web maketing tradizionale – Google & Co.
Nonostante l’infocommerce sia un’effetto globale all’interno della rete, questo non potrebbe esistere senza i nuovi veicoli della navigazione online, i motori di ricerca. Nati per lo più nelle aule della Stanford University, i “Search Engine” in chiave moderna, fecero il loro debutto a metà degli anni ’90. Si svilupparono i vari Yahoo!, Altavista, Lycos ed Excite, tutti con un’unica missione, la ricerca di informazioni su internet. L’effetto “sociale”, comunque, ebbe solo il tempo di durare fino all’arrivo dei primi venture capitalist californiani. I cosiddetti “angeli” di quell’epoca, finanziatari per tutte quelle nuove società nate da eccellenti studenti senza un becco di un quattrino. Già nel cosiddetto periodo “maturo” delle dotcom, tutti i vari motori di ricerca passarono ad un core business differente, dettato dal profitto e dalle esigenze di borsa, la pubblicità.
I pionieri si possono considerare quelli di Yahoo!, seguiti a ruota da tutti gli altri. Un momento epocale tanto per la storia del web, quanto per quei precisi anni. Da quel momento i MdR (motori di ricerca) si impigrirono, focalizzandosi solo sull’aspetto pubblicitario e rendendo sempre più un servizio scadente, quasi irritante. Mentre all’esterno scoppiava la bolla californiana e nuove leve si prodigavo a studiare all’interno di Stanford. Si chiamavano Larry Page e Sergei Brin, due giovani studenti che credevano nell’importanza di creare una guida “attentibile e sincera” che mostrasse la strada agli internet users gli internauti. La loro convinzione? Che le pagine citate con un maggior numero di link, fossero le più importanti e meritevoli.
Da quel momento nacque Google e il mondo dei MdR cambiò radicalmente. I siti incominciarono ad essere indicizzati per quello che realmente erano, in termini di contenuti e forma. Nacque il Page Rank (figlio di Hyper Search, una creazione italiana di Massimo Marchiori) e la ricerca incominciò ad assumere il taglio per cui era nata. A poco a poco tutto quello che era presente sul web cominciò ad essere indicizzato dall’algoritmo “googliano”, fino ad arrivare al 2007, quando i documenti censiti su Google vennero stimati sui 12 miliardi. Una crescita esponenziale considerando il dato del 2002, 650 milioni. Una crescita del 175% in soli 5 anni.
Attualmente il valore misurabile, dei siti, possiamo definirlo in “contenuti”. Competere su questo dato significa produrre argomenti in quantità e soprattutto qualità adeguate. Google, in tutti questi anni, ha contribuito anche alla nascita di nuovi termini come SEM, SEO, Paid Search e Search Affiliates. Cosa sono? Sono i fondamenti del web marketing che io definisco “tradizionale”.
Anche se sono consapevole dell’errore, visto che questo è solo una branchia del SEM (Search Engine Marketing), partirò dal SEO, essendo il primo step della costruzione di un sito. Nota la miriade di siti online, e la sempre più crescende diversificazione dell’utilizzo di codici (html, flash, xhtml, php, jsp..), era necessario creare un sistema che premiasse le strutture più chiare e coerenti con l’argomento del sito. Il SEO (Search Engine Optimization), la materia che tratta un solo risultato, ottimizzare il sito per l’indicizzazione sui motori di ricerca. Attraverso di esso incominciamo a capire l’importanza (sul risultato finale) di creare una struttura semplice dove inserire contenuti chiari, pertinenti, incrementali e soprattutto distribuiti su pagine specifiche. Questo perché i MdR lasciano agli Spider, software che analizzano ed indicizzano ogni singola pagina del nostro sito, l’onere di darci un primo punteggio. Quindi ogni barriera di codice (vedi il flash) causerà l’interruzione del loro “modus operandi”, e la conseguente mancata indicizzazione di quel sito o di quella pagina. Secondo fattore (primo,secondo, primo.. scusate è un gran casino e io tenderei a non fare distinzioni) sono i link esterni che riportano al nostro sito e come dimenticarlo! Era l’idea di base del progetto Google. Questo perché dimostrano la nostra “reputazione” diffusa all’interno della rete; più parlano di noi e più saremo considerati “utili” e competenti, ma attenti ai “bad link”!
Concludendo, vorrei solo accennare quanto “la” SEO (c’è chi cambia l’articolo davanti) sia sempre in costante evoluzione sia da un punto di vista tecnico sia da un punto di vista pratico. Nel primo caso la causa è la fatidica formula di Google, a noi sconosciuta per ovvi motivi, in quanto anch’essa non ha un algoritmo stabile. Ultimamente sembra che i meta tag (in questo caso lascio a voi l’onere della ricerca) abbiano mutato la loro importanza. Causa un utilizzo spregiudicato del meta keywords, da web master del passato, attualmente si dice che non venga più considerato fondamentale come un tempo. Sicuramente, invece, possiamo dire che il meta title e il meta description hanno assunto una determinante importanza, a patto che soddisfino valori di coerenza, logicità e chiarezza nei confronti di ciò che pubblichiamo. Secondo aspetto è invece il mutamento delle abitudini di ricerca sui MdR. Secondo le ultime ricerche, meno del 20% degli utenti và oltre la prima pagina di risultati, causa ricerca più profilate ed efficienti. Nell’ultimo anno le ricerche da 1 a 3 keywords, sono stimate in diminuzione o in fase di stallo, mentre da 4 a 8 keywors il risultato è pari ad una crescita media del 10%.
federiconr
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