Mercoledì 12 maggio, si è svolto un seminario organizzato dall’Ambasciata USA in Italia in collaborazione con Ninja Marketing e Capitale Digitale, destinato ad esperti di comunicazione online e ad aspiranti imprenditori. Fortunatamente l’evento era fruibile anche in live streaming per cui chi, come me, non ha potuto seguire il seminario in loco, ha comunque potuto partecipare attivamente via web (era anche possibile porre domande ai relatori in diretta).
L’incontro, introdotto dal Viceo Capo Missione USA Elizabeth Dibble, ha visto l’intervento di Merlin Mann, scrittore ed esperto statunitense di Social Media che si è collegato da San Francisco, e Alex Giordano, fondatore di Ninja Marketing ed esperto di marketing non convenzionale.
Merlin Mann, con freschezza e chiarezza d’esposizione, ha elencato subito i tre falsi miti sui social media su cui molto spesso cadono imprenditori, piccole aziende e più in generale tutti coloro che hanno poca dimestichezza con i nuovi linguaggi della rete:

  • I Social Media sono una cosa da ragazzini!
  • I Social Media? Tutta una questione di marketing e PR gratuiti!
  • Con i Social Media ho il controllo assoluto del messaggio!

3_falsi_miti_sui_social_mediaSecondo Mann, in generale la percezione del grande pubblico su questi temi è del tutto sbagliata. I social media non hanno il compito di fungere da surrogato o sostituto di amicizie e di esperienze di vita “reali” bensì hanno la funzione di connettere le persone ad una velocità e ad un livello tale che fino a qualche anno fa erano impensabili.
Per un’azienda questo significa poter entrare in contatto diretto con il proprio pubblico, capire (o perlomeno cercare di capire) chi sono, che interessi hanno, e avvicinarsi a loro. Quindi i social media sono per i ragazzini? Certamente, ma anche per tutti gli altri. Sono un punto di contatto e di networking tra le persone.
Mann parla di Facebook e di Twitter che sono i Social Media che hanno catalizzato il maggior numero di persone e di interesse, dove c’è un continuo interscambio di informazioni e user-generated content. E pone l’attenzione su un punto troppo spesso sorvolato: l’attività di un’azienda o di un professionista sui social media non può essere considerata un’attività a basso costo o addirittura a costo zero. Il successo di Zappos su Twitter, ad esempio, è emblematico perché dietro a questo successo c’è un grande investimento di risorse economiche ed umane che hanno permesso di sviluppare un canale diretto con i clienti per dare risposte rapide su Twitter.
Certe aziende sono ancora ad un punto in cui non sanno nemmeno cosa sta succedendo sui social media. Come nel mondo “reale”, anche qui c’è del buono e del cattivo. Ma bisogna almeno “bagnarsi i piedi” – questo l’invito di Mann – vedere cosa sta accadendo in quei luoghi per farsi almeno un’idea, per ragionarci sopra e poi fare scelte informate. Ad es. registrando il brand aziendale sui SM se ancora non è stato fatto; altrimenti lo farà qualcun altro, appropriandosi quindi dell’identità del marchio in quei contesti, con tutti gli annessi e connessi del caso.
Si arriva così al secondo falso mito da sfatare: i social media sono strumento di marketing o PR gratis? Questo non è assolutamente vero! Anzi, per le giovani/piccole aziende con poco budget a disposizione qualsiasi investimento in attività di marketing è comunque consistente. Quando si comincia un business spesso non ci si preoccupa di investire risorse in queste attività per carenza di fondi. Una soluzione iniziale potrebbe essere quella di leggere libri e blog di approfondimento che trattano questi temi.
Quando si dice PR a che cosa si pensa? Ai comunicati stampa, alle relazioni con i media, e a sponsorizzazioni di eventi, ad esempio. Tutte attività di PR che però differiscono in modo sostanziale dalle attività che si fanno sui social media perché in rete le persone parlano di tutto e anche dei brand, quindi le aziende non devono utilizzarlo come un canale di comunicazione unilaterale attraverso cui parlare sempre e solo di se stesse e di quanto si è bravi.
Quindi è importante individuare il proprio pubblico sui SM, ascoltarli e capire cosa amano, che cosa cercano in rete. Chiedersi innanzitutto: chi vogliamo raggiungere? Chi ci è utile? Un mito all’interno del mito è che siccome è tutto gratis, si può buttare ogni tipo di contenuto in rete “a pioggia”.
Se un’azienda è su Twitter, FB o ha un blog deve trovare dei contenuti che possano stimolare la conversazione ed avvicinare le persone a sé. Per attrarre un vero pubblico di persone nuove Merlin Mann consiglia quindi di parlare di argomenti diversi da quelli strettamente correlati al proprio business.
Le aziende spesso tendono a parlare di se stesse. Ma le persone sui Social Media vogliono sapere se si ha qualcosa da offrire loro che non possono avere da altre parti. E questo ci porta ad un altro punto importante: creare una nostra presenza UNICA in rete. E come si possono usare i social media per essere veramente unici? Ad es. diventando noi stessi una fonte di informazioni per gli altri costruendo quindi un rapporto di fiducia con le persone; offrendo contenuti di valore che non si trovano altrove; essendo utili. La parola chiave qui è la costruzione di rapporti.
Si passa poi all’ultimo falso mito: il controllo in rete.
Le nuove tecnologie negli ultimi anni hanno cambiato molte cose e così anche il modo di fare business non sarà più uguale a prima. Ora ci sono molte nuove opportunità per creare business intorno ai media elettronici che prima non esistevano. Ed il suggerimento di Mann è che dobbiamo adattarci a queste nuove regole. La gente fa acquisti ogni giorno e sempre di più, grazie alla rete, può dire la propria opinione ed essere influente sulle decisioni d’acquisto di altri. Questo è un dato di fatto.
Se quindi io azienda/brand (ma questo vale anche per gli individui) “scendo in campo” e sono sul web devo sapere quanta mancanza di controllo sono disposto a tollerare. E’ un “trade off”, un compromesso.
Interviene Alex Giordano, il quale porta il discorso sul valore della relazione, il legame che si viene a creare tra le persone online. Alle aziende quindi spetta il compito di capire queste nuove dinamiche ed entrare in relazione diretta ed empatica con le persone.
Sempre rimanendo in questo ambito, la sfida che lancia Giordano al mondo delle aziende è questa: quanto può giovare ai brand utilizzare metriche quantitative per misurare lo spazio delle relazioni? Ha certamente più senso concentrarsi su altri parametri qualitativi.
Un altro tema importante che Giordano vuole far emergere da questo incontro è quello della ridistribuzione del valore. Sempre di più le persone, attraverso la propria partecipazione e la creazione di contenuti, hanno consapevolezza di creare valore all’impresa. L’azienda oggi è pronta a pensare a meccanismi di ridistribuzione del valore? E in che termini?
Social media significa rapporti interpersonali, quindi il linguaggio utilizzato dai brand è essenziale. Nei social media le comunicazione stile spot pubblicitario non è accettabile. Occorre fare un discorso sul senso. E’ possibile sostenere il progetto di senso che la marca appoggia. Il sito aziendale a quel punto può essere utilizzato come un “hub” con la funzione di raccoglitore e contenitore di contenuti creati dagli utenti e dal brand. Dalla sua esperienza, Giordano suggerisce che il brand si deve porre come “piattaforma” di scambio e di incontro. Alle persone interessa il legame utente-utente, e il brand può essere un abilitatore e facilitatore di questi rapporti. Perché le aziende “lovemark” alla Apple sono davvero poche!
A conclusione dell’incontro i due relatori ci lasciano con due spunti su cui riflettere:

  • Merlin Mann: i social media sono un investimento che noi facciamo e non una panacea per tutti i mali o per risolvere tutti i problemi aziendali.
  • Alex Giordano: non c’è altra strada da percorrere che provare, ascoltare i feedback, ricalibrarsi e migliorarsi.

L’incontro è stato twittato live dal pubblico. E’ possibile raccogliere gli interventi e i commenti effettuati su Twitter utilizzando l’hashtag #SocialMediaMyths

Patrizia Re