Andrea TestaPubblichiamo con piacere un intervento di Andrea Testa, che ha seguito l’Aula 1 del Master nella Google Online Marketing Challenge.
Quando ho accettato – e con entusiasmo – di formare una delle due classi del Master in Social Media Marketing & Web Communication nel SEM con focus sulla piattaforma Google AdWords e di seguirla e guidarla nella Google Online Marketing Challenge, avevo in mente un solo obiettivo. Vincere.
Un obiettivo che probabilmente è insito nella mente di chiunque faccia qualcosa pensando all’interesse del gruppo. Ma anche di chiunque pensi al potenziale di maturazione che deriva da un contesto di partecipazione costruttiva e brainstorming. In generale, ad alimentare un processo di crescita sono tutti quegli input che vengono proposti con appassionato impeto e interesse per raggiungere un obiettivo.
La chiave della Challenge è proprio questa. La sfida.
Challenge, da vocabolario, ha varie accezioni. È un sostantivo che indica una “impresa difficile”. Ma è anche un verbo che suggerisce la “provocazione”.
Facciamo un passo indietro.
Quando mi si chiede di spiegare come funziona AdWords faccio sempre il solito esempio. Dico sempre: “Conoscete Photoshop? Bene… nel fotoritocco si usa un ventaglio di strumenti per raggiungere uno scopo, ma questi sono illimitati e non ne esiste uno migliore dell’altro. Sono semplicemente l’esperienza o la capacità d’uso a suggerirti quale strumento usare. Quindi chi dice di sapere usare Photoshop probabilmente afferma il vero, ma solo nell’ambito delle proprie necessità”.
Questo vale anche per Google AdWords.
Io posso spiegare come lo uso io, sapendo ovviamente che è il mio lavoro e che quindi sto proponendo – seppur soggettivamente – la miglior soluzione possibile per ottenere un risultato.
Però attenzione: il risultato è parte del diverso significato del termine challenge.
Mi spiego meglio: l’impresa è difficile perché ciascuno è diverso dagli altri. Non solo a livello di scelte di lavoro personali, ma anche relativamente all’ambito di intervento che sceglie, o al raggiungimento di una conversione – per parlare con i termini di Adwords – all’interno della Challenge stessa.
L’obiettivo personale può essere quello di addentrarsi nel keyword advertising e l’obiettivo della Challenge può essere quello di aumentare le vendite. Ma, per un’altra persona, potrebbe essere quello di analizzare i dati di navigazione e, nel suo core della Challenge, ottenere leads.
E allora subentra l’altro significato del termine, la provocazione, che in senso positivo – o direi propositivo, oppure, all’americana, pro-attivo – consente al gruppo tutto di agire simbioticamente per raggiungere lo scopo.
Imparare cioè a usare AdWords, magari non nel suo 100% di funzionamento meccanico-fisico, ma nel 100% delle sue logiche teoriche. Il gruppo si muove scardinando ogni credo, proponendo varianti, tanto suggerendo una chiave di lettura analitica quanto intervenendo in modo creativo. Parte un copy, entra un grafico, sorpassa un analista, interviene un esperto di programmazione e pure il guru dei social network.
E alla fine ti guardi indietro e dici: “Ho passato quasi 30 ore a spiegare come funziona una cosa… e ne esco arricchito anche io”. È vero. Ma non perché, come dice il proverbio, “non si finisce mai di imparare”, bensì perché è solo l’esperienza che ti rende più forte di prima e questa non esiste se ti chiudi nel tuo guscio.
Ho la fortuna di essere anche Top Contributor del Forum di Google AdWords, ho la fortuna di avere più di un migliaio di clienti, ho la fortuna di aver fatto il primo sito web nel 1993… insomma ho un sacco di fortune.
Ma nessuna è paragonabile a quella di poter condividere le mie competenze con persone che hanno necessità diverse dalle mie o da quelle dei miei clienti.
Ripeto, magari AdWords nelle sue logiche di funzionamento “meccaniche” verrà compreso con un po’ (o un bel po’) di esperienza in più, ma dal punto di vista teorico lo abbiamo affrontato e “afferrato”.
Il mio obiettivo era quello di vincere la Google Challenge. Non so come ci piazzeremo con i vari gruppi di lavoro, visto e considerato che sono diverse migliaia i partecipanti da tutte le parti del mondo. Sicuramente insieme una cosa l’abbiamo affrontata e vinta. Conosciamo 28 sfumature di funzionamento diverse di uno stesso strumento.
E non è poco.

Andrea Testa